Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla.
Ho avuto la fortuna di crescere con delle figure maschili che strizzavano l’occhio al mondo femminile senza alcuna paura, né il timore di essere giudicati dagli altri.
Barbie, Ken e quel rossetto rosso
Mio fratello giocava insieme a me con le Barbie, faceva delle splendide acconciature per loro ed era più bravo della sottoscritta a renderle perfette per il primo appuntamento con Ken.
Era sicuramente più capace di me, consapevole, fin dal primo momento, di annoiarmi perché non stavano in piedi da sole per via della loro posizione, eternamente sulle punte.
Crescendo, ho capito fin da subito, ripensando alla mia Barbie, alla fatica che ogni giorno dobbiamo fare noi donne per imporci sul lavoro e quotidianamente nelle relazioni.
Mio fratello mi svelò anche un’altra possibilità: “La tua Barbie potrà andare a cena anche con Tania Miss Italia”, disse con un sorriso confortante.
Poi aggiunse: “Ed anche Ken! Lui potrà pure aspettare sotto casa Big Jim e arrabbiarsi per un suo ritardo”.
Mi sembrò tanto meraviglioso quanto naturale.
Quando avevo 16 anni un estraneo mi importunò sull'autobus. Era un uomo barbuto e di mezza età che voleva, fortemente, accompagnarmi a casa una volta raggiunta la mia fermata.
Ho provato disagio, imbarazzo, fastidio e vergogna. Mi parve una buona idea, quindi, chiedere aiuto all'autista.
Dopo avergli spiegato cosa stesse succedendo, con agitazione ed ansia, mi diede una risposta che non dimenticherò mai: “Però signorina, pure lei con quel rossetto rosso…”.
Avevo 16 anni e cominciavo timidamente a truccarmi senza pensare, ovviamente, che delle labbra evidenziate da una matita e un colore diverso dal naturale, potessero permettere ad un estraneo di farmi sentire in colpa.
Ed allora ho ripensato alla mia Barbie che non stava in piedi da sola ma che possedeva la libertà di farti acquisire, con il tempo, una certa autonomia.
Quel rossetto rosso mi accompagna con fierezza ancora oggi.
Valentina Gambino
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