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Immagine del redattoreRudy Pesenti

Ogni volta che parto, mi fido del viaggio: so che sarà lui a prendermi per mano

Puoi programmare quello che vuoi, puoi conoscere tutto a livello teorico di ciò che andrai a visitare: ma non saprai mai veramente che cosa ti aspetta in un viaggio. Ecco perché rimango sempre aperto, e mi lascio accompagnare da tutto ciò che posso incontrare, in qualsiasi luogo io mi trovi.

Marocco, 10 giorni fa.

Penso: è un viaggio semplice. Penso: potrebbe essere affascinante, ma potrebbe non lasciarmi molto. Penso: ormai sono abituato a tanti luoghi, a conoscere persone, posso rimanere sospeso senza farmi prendere troppo da ciò che andrò a vivere.


Casa, oggi.

Mi sono lasciato affascinare dai luoghi, da paesaggi che non pensavo avrei visto. I monti dell'Atlante, i suoi villaggi sperduti, i bambini che giocano a calcio in strada, i canyon della valle del Dades, l'alba nel Sahara a Merzouga, i colori di Chefchaouen, la piazza infinita di vita di Marrakech. Mi sono fatto prendere per mano e mi sono fidato. E mi porto a casa un'altra esperienza da non dimenticare.


La lentezza dell'Africa mi mancava. Il non sapere mai quanto tempo ci impiegherai a percorrere una strada, quanto tempo resterai seduto a tavola, quante pause dovrai fare prima di raggiungere una meta. Certe volte noi italiani non riusciamo a comprendere e nemmeno a viverci in tutto questo, ma ormai ho imparato ad invidiare la loro calma in qualsiasi situazione. Mentre la vivo, mi rendo conto che a me va bene così, perché voglio imparare anche io ad avere il tempo per come ce l'hanno loro. Noi ci dimentichiamo di quanto sia prezioso avere tempo ogni volta che abbiamo fretta, ogni volta che corriamo sulle scale mobili di una qualche metropolitana, ogni volta che suoniamo il clacson spazientiti in mezzo al traffico, ogni volta che guardiamo un tramonto e non abbiamo voglia e nemmeno i minuti a disposizione per fermarci a godercelo, per respirarlo, per sdraiarci sopra un prato fino a quando la luce non c'è più.

Perciò sì, ogni volta che il mio respiro è d'Africa, provo a diventare come loro: a ricordarmi che è il tempo, la cosa più preziosa che abbiamo.


Anche le persone che incontri, che non conosci ma che diventano parte del tuo viaggio, non vanno sottovalutate. Perché qualcuna di loro ti racconterà sempre storie che ti porterai dentro, o magari una di loro sorriderà al sole che scende e tu ti ricorderai di un'immagine perfetta. Oppure, riderai con loro sotto le stelle di un deserto, e sai che ogni volta che vorrai, potrai tornare lì, perché ormai tutto questo è dentro di te.

Così, sono partito senza aspettative verso una terra così vicina, eppure così lontana. E anche questa volta, mi porto con me pezzi di un'esperienza che non pensavo così vicina a me.

Il mio cuore appartiene sempre all'Africa nera, quella subtropicale, quella degli animali intorno, dei sorrisi gentili della gente nella povertà estrema, e del respiro delle stelle. Ma il Marocco mi ha regalato tanto, tra cui la piazza di Marrakech: la cosa più bella costruita dall'uomo in cui io sia mai stato.


Perciò, se vuoi vivere un'esperienza unica, ho un consiglio per te: prendi un biglietto, senza aspettarti niente. Ci sarà una mano che non vedi, ma che ti guiderà. Io lo chiamo vento, tu chiamalo come vuoi. Quando ti lascerà, avrai il cuore più grande, i ricordi più pieni, e tu, sul tuo volto, troverai un nuovo sorriso, che prima non c'era.


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