Nella 58a puntata di 'C'è vita anche il lunedì' abbiamo avuto ospite Angelo Orlando, attore, sceneggiatore, produttore, regista, scrittore e tra le altre cose vincitore del David di Donatello come miglior attore non protagonista per il film 'Pensavo fosse amore... Invece era un calesse' con Massimo Troisi. Tra aneddoti ed esperienze di vita, ecco cosa ci ha raccontato.
Rudy: Questa settimana il nostro ospite è Angelo Orlando, attore, regista, sceneggiatore, produttore, scrittore e che ha vinto il Davide di Donatello come migliore attore non protagonista in Pensavo fosse amore e invece era un calesse di Massimo Troisi e questa sera con lui il titolo della live sarà pensavo Fosso amore... Invece era la vita.
Ivana: Volevo dire che ho letto da poco il tuo libro Quasi quattordici, mi è piaciuto tantissimo e, per chi non l'avesse letto, parla della dei ricordi di un ragazzino di quasi 14 anni e di tutte le avventure che combina con i suoi amici. C’è qualche riflessione anche sulla politica, sulla religione. Insomma mi è piaciuto davvero tanto perché poi non è facile scrivere proprio dal punto di vista di un ragazzino di quell'età e sembra davvero di vedere il mondo attraverso gli occhi di quei ragazzi.
Angelo Orlando: È stato un dolce sforzo perché in realtà è bastato connettersi col bambino, col mio adolescente interiore, con il bambino che non è né bambino né adulto. Però allo stesso tempo ha anche un po' il timore di abbandonare alcune cose e io credo che molti esseri umani rimangano fermi su quel bivio e poi piano piano decidono di crescere anche interiormente. Sono rimasto a quasi 14 anni forse fino al 2023, ricordo anche che, a un certo punto, decisi di smettere di crescere mentre i miei fratelli crescevano, io pensavo “ma stanno diventando troppo alti, certe cose le posso fare soltanto se mi mantengo con questa altezza”: tipo entrare senza abbassarmi nella cantina dove mi piaceva andare, salire sugli alberi con facilità. Mi sono detto “se cresco poi divento impacciato". Oh l'ho pensato e non sono più cresciuto, sono rimasto 1,68.
Ivana: È un po' la sindrome di Peter Pan
Angelo: Sì, in realtà poi possiamo recuperare facendo pace con il nostro bambino interiore. Credo di essere cresciuto 7 anni di colpo e poi non lo so. Forse adesso mi sono fermato ad un'altra età che è molto lontana da quella che dimostro anagraficamente, a parte la barba bianca, però non sembra che sono un figlio degli anni 60.
Ivana: La domanda che volevo farti è: c'era un messaggio particolare che volevi mandare tramite questo libro?
Angelo: Sì il messaggio è che questo è un libro un po' interattivo, mi piacerebbe se tutti riuscissero a recuperare quel potere dell'immaginazione che avevamo da ragazzi, il potere di sognare e di realizzare davvero i nostri intenti, far pace. Ci sono tanti condizionamenti per cui facciamo fatica a liberarci da un certo retaggio di educazione, da alcune cose che un po' ci impediscono di andare avanti nei nostri sogni. Più che libro, lo definirei un po' un diario che racchiude anche molto di quello che ho vissuto in un contesto storico dove i fatti erano esattamente quelli. Non c’era internet per fare ricerche, quindi chiedevo ad amici. Ricordo che andai in una biblioteca di Roma di Castro Pretorio e chiesi microfilm dei giornali del 1975 e a quei tempi non avevo ancora 14 anni. Mi accorsi che in quell'anno erano successe tante cose, quindi mi sono accorto che l'anno giusto da raccontare era proprio il 1975. Detto questo, mi piacerebbe rispondere alla tua domanda: mi piacerebbe che chi legge questo libro possa ritrovare qualcosa di sé e di quegli anni .
Ivana: A me del libro mi ha colpito molto una frase. Sono state diverse in realtà, però penso ci sia una fonte di riflessione quando si parla della porta Santa. Quando si passa sotto la porta Santa durante il Giubileo e vengono perdonati tutti i peccati, il protagonista dice “Ma quindi anche nazisti?”
Angelo: No no no a loro non glieli perdoniamo. I nazisti l'avevano fatta grossa. Questa è una cosa che mi ricordo me lo disse mio padre nel 75. Tra l'altro, stavo proprio in questa stanza perché adesso io sono nella stanza di una casa dove ho vissuto da bambino e che naturalmente è cambiata nel tempo.
Rudy: c'è un ruolo in cui ti senti più rappresentato o preferisci non essere ricordato per un'etichetta in particolare?
Angelo: Io dico: sono una moltitudine, assomiglio molto a quelle figure geometriche, lo dico sempre, tanto che i miei amici lo sanno, abbiamo capito, il fatto del poliedro. Sì, sono uno che ha varie facce e un certo punto in questa varietà di facce, ogni tanto c'è quello che vuole affacciarsi per emergere e ogni faccia getta dei semi, ed è quello che ho imparato a fare io. Riesco a essere un po' multitasking, adesso si chiama così, però cerco innanzitutto di scrivere tutti i giorni e di dare un po' di speranza a quelli che io chiamo in spagnolo Los colgados, gli appesi, che sono come tanti salamini. E noi le soppressate. Si tratta di file dove c'è un progetto. Potrebbero essere film che non ho realizzato o dei racconti che diventano dei libri che fra un po' pubblicherò, perché non aspetterò più le le case editrici.
Poi faccio l’attore, ho cominciato facendo l'attore, il comico e ogni tanto questo prevale, perché il comico è un po’ prepotente, quindi ogni tanto gli do un po' di corda e lo faccio partecipare nella scrittura. Infatti molti miei scritti hanno una tendenza a rompere anche quando c'è il dramma. Quando la struttura è molto drammatica, tendo sempre un po' a stemperare. Un paio d'anni fa, ho messo in scena un testo teatrale in Spagna (Rosandrea nel teatro Fenix) che era un testo molto interessante, parlava della schizofrenia, si parlava della storia di due sorelle che avevano due tipi di malattie diverse. Poi durante il percorso narrativo, si scopre che in realtà è una sola. Ma alle attrici l’ho detto solo durante gli ultimi giorni e si sono emozionate tanto. Mi piace che si sorprenda l'osservatore.
Mi piacerebbe ritornare a far teatro in Italia. Ho fatto la revisione di un testo che era in scena nel 2002 e che era tratto da un film che avevo fatto con Valerio Mastandrea e Marco Giallini che si chiamava Barbara. Barbara è la storia di una donna che lega questi due uomini alla spalliera di un letto e poi scompare. Era un po' erotico e devo dire che è il testo dei miei più rappresentati. Io l'ho rappresentato una sola volta a Roma all'Ambra Iovinelli e poi è stato 2 anni in tournée. Però dato che i miei testi sono liberi, molti registi lo rappresentano.
Ivana: Secondo te qual è il momento in cui si passa all’età adulta? mi viene in mente la frase in cui il protagonista dice “a 14 anni decido.” Ma Qual è l'evento che ci fa diventare adulti nella vita?
Angelo: È sempre un evento che può provocare un trauma, di solito negativo. Lo svelo nell’ultimo capitolo e chi ha letto il libro lo sa. Non amo la fine nei libri, preferisco finirlo con un inizio che fa percepire che in realtà anche dopo l'ultima pagina, la vita continua, c’è una speranza. Mi piacciono molto i finali sospesi.
Rudy: Hai vissuto in diversi posti, come ti hanno influenzato i luoghi in cui hai vissuto e anche le persone che hai incontrato sulla tua strada? C'è qualche luogo o persona che ti ha cambiato più profondamente?
Angelo: Ci sono situazioni o persone che non sanno di avermi condizionato, sono luci che si sono accese all'improvviso e mi hanno fatto comprendere determinate cose. Per esempio, mi ricordo che uscii dal cinema dopo aver visto il film francese Patrice. Mi piacque talmente tanto che capii in quell'attimo che mi sarebbe piaciuto realizzare un film con quel mood francese e decisi di trasferirmi proprio a Parigi. Mi iscrissi alla scuola San Luigi dei Francesi che è una scuola molto importante di francese. Creai un film che ebbe molto risonanza soprattutto nella critica, lo chiamammo Sfiorarsi. È tutto ciò che in realtà non si incontra davvero perché non tutto è destinato a incontrarsi. Nemmeno le persone molto simili tra loro. Il loro destino è quello di sfiorarsi, magari di guardarsi negli occhi un po' come il giorno e la notte, un po' come quel film, Lady Hawk, dove due innamorati si sfiorano tra il giorno e la notte.
Ho sentito questo bisogno di raccontare una storia che parlasse proprio di questo: gli opposti molto spesso si incontrano, si attraggono, io le chiamo un po' le fiamme gemelle, che pur avendo molte cose in comune sono destinati a migliorarsi soltanto, a guardarsi soltanto, magari un attimo. Se riescono si guardano negli occhi e si riconoscono. Per me in quel periodo era molto importante ed è molto legato a una persona che ho incontrato in quel periodo, quando studiavo francese, avevo pure cominciato a fare ripetizioni private.
Ho vissuto in tante case soprattutto i primi tempi in cui mi trasferii da Salerno a Roma.
Le persone che più hanno influito sulla mia vita sono stati Massimo Troisi e Federico Fellini ma anche un regista meno famoso, Carlo Benz e adesso fa il produttore e continua a fare il regista, mi ricordo che mise in scena un testo che avevo scritto che si chiamava Perdita ed era la storia di un gruppo musicale che decideva di fare una rapina per finanziarsi gli strumenti musicali. Restò per ben due mesi in scena. Gli attori erano tutti musicisti: chi non era musicista imparò a suonare, come Edoardo Leo, Fabio Feri, Rolando Ravello, Simona Cavallari.
Altre persone che sono state importanti sono: Mario Monicelli, Nanni Loy, Enzo De Caro,
componente della smorfia, bravissimo. Dal mio punto di vista non ha sfruttato pienamente le sue doti di regia. poi è andato verso il Il divismo con le serie TV e adesso glielo dico sempre: tu sei un attore straordinario, però tu sei uno dei migliori registi con cui ho lavorato: per il tipo di di approccio, di psicologia, di dolcezza che che ci metteva nel dirigere, nel creare sintonia con gli attori. Altri incontri meravigliosi li ho avuti per esempio con l'attrice e con cui ho scritto appunto sfiorarsi: Valentina Carnelutti. Valentina è stata un incontro fondamentale nella mia vita. Siamo stati in Tournée, si chiamava Casamatta vendesi che era uno spettacolo che avevo messo già in scena a Roma.
Mi ricordo che una volta Marco Giallini durante le prove mi disse: Io questo spettacolo non lo posso fare perché hanno messo le strisce blu a Roma sul lungotevere, non posso più parcheggiare, non posso permettermi di spendere 10.000 lire per il parcheggio ogni giorno. Quindi facemmo una Colletta tutti quanti il parcheggio a Marco Giallini.
Ivana: Angelo, io volevo chiederti: nel film Pensavo fosse amore invece era un calesse hai qualche aneddoto che ti va di raccontarci, non so, anche divertente?
Angelo: Ricordo che dovevo dire a Massimo Troisi: puoi andare, si vergogna.
Lui non riusciva a fare questo primo piano senza ridere, perché andavo vicino e con la faccia seria dicevo: puoi andare, si vergogna. Glielo dicevo e moriva dalle risate, non me l'ha fatta più dire, l'ha fatta da solo, Ha detto: sta cosa ho capito come me la dici, io la faccio da solo.
Quindi non ci sono stato: fuori campo l'ha ripetuta tre quattro volte da solo dicendo: Ma come? tu Prim mi chiami, m'hai fatto venire fino a qua e dici puoi andare, si vergogna.
Una delle Gioie più grandi che mi ha dato Massimo è dirmi che io lo facevo ridere e quindi io non ci potevo pensare, perché molto spesso ero inconsapevole, io non lo facevo apposta. Il personaggio di Amedeo nel film è lontanissimo da come sono io in realtà, da come ero io. Non so lui che cosa vide in me, però riuscì a comprendere che ero proprio io Amedeo. Tante volte gli ho chiesto perché avesse scelto me ma non mi rispondeva. Perché sì, ho fatto un personaggio nel film di Fellini però ero stato doppiato, lavoravo in televisione con Arbore, un programma che andava la notte e si chiamava International doc Club, forse aveva visto qualcosa di questo perché poi quando la casting manager che era Rita Forzano gli portò la mia fotografia, lui immediatamente mi scelse, questo me lo confermò Rita. Il film lo doveva fare con Lello Arena, l'aveva scritto per lui, soltanto che Lello Arena non poteva farlo, gli aveva messo dei paletti per cui lui non riusciva a superare queste cose. Me l'aveva detto: “se io faccio un'altra proposta, lo devo richiedere di nuovo a Lello perché il ruolo è scritto per lui, se Lello rimane di queste sue opinioni, io chiamerò te."
Quindi io in quel periodo passai un paio di settimane in attesa e mi ricordo che le provai tutte: mi andai anche a confessare, perché comunque lavorare con Massimo Troisi significava realizzare un sogno. Sono diventato attore semplicemente perché usavo la comicità, il salire sul palco come terapia per le mie relazioni sociali, perché venivo sempre bocciato a scuola, rimandato, ero dislessico, studiavo tutta la notte ma non riuscivo a dire una parola quando ero interrogato, quindi l'ho usato un po' come terapia. Ero bravo a scrivere. Mi sono detto: Vabbè mo Adesso scrivo sti testi, mi butto in scena e la cosa forte fu che inventai questo personaggio alla fine degli anni 80 che esasperava tutti i difetti: andava in afasia, erano sketch che facevo con Arbore, oppure nei programmi televisivi di dell'epoca con Loretta Goggi, con Fabio Fazio, Simonetta Zauli. Però Massimo non me lo disse mai dove mi aveva visto, solo una volta mi rispose, perché lui era molto evasivo:
Eh, sì io ti ho scelto più per le cose che non hai fatto che per le cose che hai fatto.
Ivana: Che bei ricordi, poi c'è la frase storica di Amedeo nel film non vissero per sempre felici e contenti e vissero per sempre
Angelo: quella è una frase esoterica, Pensavo fosse amore invece era un calesse è un film che contiene molti messaggi esoterici, ci sono tanti messaggi con cui lui ha condito il film, che per me è un trattato sull'amore. Ogni 7-8 anni lo riguardo e ci scopro sempre delle cose nuove. Se volete ve ne dico qualcuna: c'è un momento nel film in cui c'è Tommaso che sta a letto un po' triste da solo e guardando un film di cui vediamo vaghe immagini e c'è una voce che mi ha subito fatto capire di che film si trattasse: L’invasione degli ultracorpi, di cui ho doppiato delle frasi fuori campo.
L'invasione degli Ultracorpi di Don Siegel era un film considerato di fantascienza e chiesi a Massimo perché avesse scelto proprio questo film da inserire in quella scena, e lui mi rispose: perché L'invasione degli Ultracorpi è la più bella storia d'amore che è stata raccontata al cinema. Rimasi di ghiaccio.
Rudy: Ultima domanda. Ci vuoi parlare dei tuoi progetti futuri, se hai un sogno da voler realizzare o che cosa hai in mente per il tuo prossimo futuro?
Angelo: Ci sono tanti semi. C'è un film da girare a Napoli e spero che la produzione chiuda il piano finanziario al più presto. Vorrei girarlo perché è tratto da una mia Commedia, è un film in cui un gruppo di attori sta preparando uno spettacolo teatrale. Quindi è un è un teatro nel teatro, però in realtà c'è il film e tutti gli attori interpretano se stessi, quindi una volta che sarà pronto il piano finanziario e stabiliamo le date di inizio del film, ci sarà una fase del casting. Spero che nel 2025 2026 al massimo si riesca a realizzare. Mentre in Spagna sto continuando con la mia società di produzione con un Focus sui documentari, stiamo per finire le riprese di un film che ha un titolo provvisorio che è il cammino che anda - Il cammino che va: un documentario su una scuola di cucina sui Pirenei, frequentata da ragazzi da reinserire in società, perché hanno tutti quanti una storia un pochino strana e poi ho altri due progetti. Uno si chiama Gatta Abissina: due sorelle separate a Barcellona, due sorelle separate nell'adolescenza che si rincontrano, soltanto che una è cresciuta In Etiopia e l'altra in a Barcellona.
Poi c'è un altro documentario che stiamo esaminando, chi scuce il silenzio. Qui si ascolta la storia di una coppia che durante la dittatura in Cile si trasferisce in esilio a Barcellona.
Poi ci sono i libri e ho finito di scrivere adesso un libro sul tradimento, è una storia sul ciclo del tradimento, connesso con gli arcani maggiori dei tarocchi. Il tradimento inteso come possibilità di evolversi. La storia è stata fatta da grandi traditori e grandi traditi, a cominciare da Giuda e per finire alle nostre relazioni sociali: sono stato tradito e ho tradito tante volte e mi sono sempre chiesto i motivi del perché.
Questi sono un po' i progetti futuri.
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