Luglio 2023. Con Missione Calcutta Onlus parto per Loosuk, nella regione di Samburu, in Kenya, per costruire una scuola in mezzo al nulla. I bambini più piccoli quando ci vedono scoppiano a piangere: non hanno mai visto un uomo bianco in vita loro. Ho imparato lì, che da certe esperienze, non si torna più indietro.

Non lo so con certezza che cosa mi abbia portato in Africa sette anni fa per la prima volta, non so nemmeno perché ne senta in ogni momento così forte il richiamo. E forse non so nemmeno perché avessi un biglietto in mano per un'altra destinazione quando mi è stato chiesto se volessi andare in Kenya a costruire una scuola dalla mia casa editrice Another Coffee Stories e subito ho detto sì, cancellando l'altro viaggio in programma. A me piace chiamarlo vento. Il vento della vita, il vento che passa e che devi in qualche modo ascoltare. Perché se passa, in fondo, un motivo ci sarà.
Così ogni volta mi lascio trasportare come se fossi di piuma, senza starci troppo a pensare. Perché mi sono accorto che soltanto così non esistono più paure, nemmeno incertezze, indecisioni, ansie. Affido tutto al vento e lascio fare a lui, lascio che mi porti dove è giusto che io debba stare. Si vede che negli ultimi anni, il battere del mio cuore ha senso soltanto se ogni tanto può tornare in Africa.

Siamo in sedici volontari di Missione Calcutta Onlus a costruire la scuola. Più una quindicina di muratori locali e anche il parroco della zona, Padre Rafael, si sporca le mani per primo, dando l'esempio a tutti. Nessuno di noi ha più di tanto dimestichezza coi muri, veniamo da estrazioni differenti, anche se un paio del gruppo sono certamente più avvezzi a questo tipo di lavoro. Noi altri cerchiamo di imparare il prima possibile: anche se quando ci troviamo a spostare 2.500 mattoni da più di dieci chili l'uno passandoceli di mano in mano non c'è molto da dover sapere: bisogna solo metterci la voglia di chi può vedere già nella propria fantasia dei bambini festanti entrare nel loro nuovo plesso scolastico a studiare, a ridere, a giocare. Magari immaginandosi anche di aiutare una società basata sulla pastorizia come quella. Per provare a cambiare un po' alcune dinamiche non sempre piacevoli da dover ascoltare. Come le condizioni delle bambine, delle ragazzine, delle donne laggiù. Spero che una scuola possa essere utile a far crescere una comunità che ha necessità davvero di un sostegno in questo senso.

E poi ci sono loro, i bambini. Che appena smetti di lavorare raccolgono tutte le attenzioni che gli puoi dare, regalandoti in cambio tutta la loro dolcezza, la loro gioia, il loro amore. Non ho paura di usare la parola amore, perché è ciò che si vede nei loro occhi quando ti abbracciano, ti corrono incontro, vogliono toccarti o attendono solo che tu li degni di uno sguardo o di un sorriso. C'è un amore incondizionato che devi essere pronto a ricevere, e non devi pensare che sia semplice. Perché devi volerti davvero tanto bene per sentire di meritare un amore così.
E per darlo a loro, a degli sconosciuti, invece? Facile... Basta lasciarsi andare, saranno i bambini stessi a farti scoprire che dentro di te c'è qualcosa di enorme che non avevi mai trovato prima, c'è un modo di amare diverso che non avevi mai considerato, c'è una risata sincera che non scoppiava nel tuo cuore da veramente tanto, troppo tempo.

Che cosa ho dato in questo incredibile viaggio? Ho dato tutto il buono che sentivo di avere, ho provato fatica nel costruire una scuola, sento di aver donato a questa terra qualche sorriso e un po' di speranza.
Che cosa mi sono preso da questo viaggio? Tutto.
Le storie orribili di vendite, mutilazioni, stupri, raccontate da bambine, o poco più. Le case di fango. La strada infinita da Loosuk a Nairobi, la gente a piedi, la povertà più estrema. Nairobi e le baraccopoli, i bambini senza sguardo.
E questo ti sembra qualcosa di bello da portarti a casa? Ti starai chiedendo. E io ti rispondo di sì. Perché ti dà un'altra prospettiva dei problemi tuoi e di dove vivi. Ti aiuta a guardare le cose da un'altra distanza.
Ma non solo questo. Mi sono preso anche tutto quello che i bambini avevano deciso di darmi. I loro sorrisi, le carezze, gli abbracci, la voglia di stare con noi, di stare con me. Mi sono preso anche il fatto che là, in mezzo al vento, tra la polvere e la pioggia, ci sarà sempre una scuola che anche io ho contribuito a fare. E questa non me la toglierà mai nessuno. Sono certo, che di scuola in scuola, ogni società sarà in grado di crescere e risolvere sempre di più i problemi che la attanagliano e la rendono ancora schiava di tradizioni che non hanno nessun senso di esistere.

Ve lo posso promettere: aiutare è la cosa più bella che potete fare. Perché per ogni cosa che dai, ce ne sono molte di più che faranno parte di te per sempre, facendoti crescere, imparando dai problemi degli altri.
Mi piacerebbe che ognuno di noi potesse partire con Missione Calcutta Onlus per l'Africa, per farvi vedere di cosa parlo, ma purtroppo non sarà possibile.
Ciò che è possibile invece è aiutare chiunque, sia lontano che vicino. Dalle associazioni umanitarie fino ad arrivare alle piccole associazioni locali. Donare il sangue, fare parte degli Angeli in Ascolto per aiutare al telefono chi soffre, il volontariato sulle ambulanze, ma anche soltanto aiutare chiunque si trovi in difficoltà. Ti prego, fallo. Perché alla persona che aiuterai potresti cambiare la vita. Mentre la tua, in quel preciso istante, sarà già cambiata.
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