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Immagine del redattoreIvana Ferriol

Giorgio Usai: da De André ai New Trolls - La mia musica ha toccato la storia

Giovedì 28 marzo 2024 è una data speciale perché io e Rudy abbiamo avuto l’onore di scambiare quattro chiacchiere con un grande della musica italiana: Giorgio Usai, che ci ha fatto il regalo di essere il 37° ospite del nostro programma di interviste dal titolo 'C'è vita anche il lunedì'


Giorgio Usai
Giorgio Usai

Giorgio Usai, storico tastierista del gruppo dei New Trolls. Nella sua lunghissima carriera ha collaborato con cantanti come De André, Ornella Vanoni, Anna Oxa, Eros Ramazzotti.

Di recente ha pubblicato un singolo dal titolo Anima, in collaborazione con il chitarrista Maurizio Vercon, realizzando un video girato nei caruggi di Genova.


Ivana Ferriol: Giorgio quanti anni di carriera sono?

Tanti anni. Ho cominciato a fare il musicista quando ancora studiavo, verso gli ultimi anni dell’Istituto Tecnico che frequentavo cominciavo già a suonare.

Ma è meglio non andare troppo indietro nel tempo per non svelare la mia età. (Ride, ndr)


Ivana Ferriol: Di questi anni c’è stato un momento che ricordi con più piacere?

Ce ne sono tanti, a cominciare dalla prima band “Nuova idea” che era un gruppo che suonava una sorta di progressive. Poi ci sono state tante altre esperienze, come quelle con Fabrizio de André di cui parleremo abbondantemente dopo.


Dopo De André sono entrato con i New Trolls e ho fatto una tournee con Ornella Vanoni.

Dovessi elencare tutto, 3 ore di trasmissione non basterebbero. È una carriera molto lunga e molto divertente. Quello che gli altri chiamano lavoro, per me è un hobby e io sono stato molto fortunato anche se tuttora molta gente chiede: “Ma che lavoro fai?”

“Faccio il musicista da più di 50 anni”

“No, ma che lavoro fai?”

“Faccio il musicista!!”

“No, ma che lavoro serio fai?!”

Perché lavoro serio, per molte persone, significa lavorare in banca o in un’azienda.

No io lavoro con la musica e sono un musicista ma i musicisti non sono riconosciuti. In Italia c’era un ministro dell’economia che disse che la cultura non porta denaro.. Capito?

Dietro a questo concetto, non viene investito 1 centesimo per la cultura in Italia.

C’è un’ignoranza musicale che fa paura. E siamo nel paese dov’è nata la musica eppure non viene riconosciuta.

(Piccolo sfogo da musicista)



Rudy Pesenti: Senti Giorgio, un tempo il cantautorato genovese aveva parecchi nomi di spicco: tu, De André, Bindi, Villaggio, Lauzi, Tenco, Fossati... Che fine ha fatto la scuola genovese? Che cosa è cambiato nel tempo?

Secondo me, non è molto giusto chiamarla scuola genovese. Non era una scuola, non ha insegnato niente, c’è stato un periodo di fermento quando tanti ragazzi si avvicinavano alla musica. Lauzi, Bindi, Tenco, erano tutte persone che non facevano parte di una scuola. Era un periodo in cui la musica cominciava a prendere campo: fine anni ‘50 o inizio anni ’60.

Si era creato a Genova un gruppo di cantautori che grazie a Gianfranco Reverberi poterono andare a Milano perchè a Genova non c’era niente. A Milano c’era la discografia. E li portò a Milano per farli conoscere.

Bindi forse non conosceva Lauzi. Ricordiamo che Reverberi era stato anche produttore della Nuova Idea. Bindi scriveva musica ma i testi li scriveva Giorgio Calabrese, un altro grande genovese e grande amico. Tenco scriveva le parole, Lauzi musica e parole... Questo movimento è finito con Ivano Fossati e forse con Francesco Baccini, dai lui lo mettiamo a spinta.


Poi c’è anche Cristiano De André, anche lui figlio d’arte, quando eravamo in tour con Faber lo passavamo a prendere a casa, era il 1975. Lo passavamo a prendere a casa perchè lui voleva venire con noi e seguire la nostra musica. C’è qualche foto di lui piccolino seduto in fondo al palco. E ha vissuto tra parole e musica quindi niente di più facile che sia entrato anche lui nel mondo della musica.

Ha avuto una bella grande scuola di papà Faber.

“Venite mi passate a prendere” diceva

“Va bene….” E andavamo a prenderlo.

Crescendo, aveva fatto anche un gruppo. Tempi duri, una cosa del genere.


Ivana Ferriol: Giorgio volevo chiederti cosa significava all’epoca suonare in posti come la Bussola. Che ricordi hai di quelle serate?

La Bussola è stato il primo concerto di esordio di Faber, 15 marzo 1975

Esordimmo alla Bussola perché Sergio Bernardini, il proprietario, era una sorta di impresario di Faber, volle farlo esibire lì . Per questo, combinò che tutti gli amici di Faber fossero invitati lì ad assistere al debutto.

Radunò Paolo Villaggio, Ornella Vanoni, Lino Toffolo , Marco Ferreri regista e altri per creare un ambiente familiare a Fabrizio, perchè sapete benissimo che era terrorizzato dal pubblico e lui fu convinto da noi ad affrontarlo. Eravamo amici, lo supportavamo e lui si fidava ciecamente di noi. Facciamo sound check il pomeriggio e lui va a riposarsi in albergo. Arriva l’ora di andare sul palco. E Ricky Belloni e io siamo andati a prenderlo in albergo.

“Faber dobbiamo andare”

“Non vengo!”

“Come non vieni?”

“Non vengo andate voi!”

“Come sei matto, c’è tutto il pubblico che aspetta!”

Aveva preso una crisi di terrore, alla fine siamo riusciti a trascinarlo nel camerino della Bussola e c’era Marco Ferreri, regista e medico che gli toccava il polso per tranquillizzarlo.

Avevamo convocato anche un giovane Beppe Grillo per dargli una mano e farlo esordire, facendogli aprire lo spettacolo alla Bussola.

“Faber, facciamo salire Beppe per aprire lo spettacolo, così scalda un po’ il pubblico”

“Nononono! Andiamo andiamo subito cosi ci togliamo il pensiero!”

Andiamo sul palco guardiamo la scaletta. Il pubblico, potete immaginare.

Si prevedevano due ore e mezzo di concerto. Ma dopo tre ore e mezza eravamo ancora a fare bis perché Faber aveva capito che il pubblico era dalla sua parte e si era tolto questo terrore del pubblico.


Dalla Bussola, poi, siamo partiti per più di 100 concerti in tutta Italia.

Quella è stata una tournee divertentissima, umanamente arricchente perché Faber era una persona squisita. Non era come tanti pensano un musone, uno triste e cupo, non è vero. Era più casinista di noi ed era il quinto elemento del gruppo. Noi eravamo un quartetto: Ricky Belloni e Giorgio Usai della Nuova Idea sciolta e Gianni Belleno e Giorgio D’Adamo dei New Trolls sciolti. Abbiamo creato questo quartetto di amici di Faber e lui si sentiva spalleggiato a dovere.

Fu una tournee bella piena di episodi pazzeschi.


Rudy Pesenti: un pregio e un difetto di Fabrizio De André

Pregi ne aveva tanti. Un giorno eravamo a pranzo con i suoi a Genova e disse “Giorgio non sbaglia mai è perfetto, è sempre perfetto”

“Faber ma cosa dici” rispondevo io.

“No, tu sei perfetto!”.

Quello che aveva era di essere sincero: e se doveva mandarti al diavolo, ti mandava al diavolo!


Un difetto si presentò durante il tour. Riprese a bere. E quando alle volte beveva un po’ troppo, non aveva tanti freni, partivano liti con Gianni Belleno. In Sardegna ci fu una discussione su un pezzo. Gianni: “Faber devi fare così, non ci far fare brutte figure!”

Le liti erano dovute al vino bianco e le discussioni sfociavano in liti che alla fine rientravano con grossi abbracci.


Ivana Ferriol: un aneddoto sulla fiancata del carretto siciliano

(Giorgio Ride, ndr)

Non è che fossimo sempre ubriachi però eravamo in Sicilia, ospiti di un amico carissimo e sai com’è? Bevi un po’ di vino dopo il concerto che iniziava alle 21.00.

Questo amico carissimo siciliano regala a Faber una fiancata di un carretto siciliano, che riportava dipinte delle storie di paese o storie del saracino. Arriviamo all’aeroporto, non c’erano tutti i controlli come adesso. E saliamo sull’aereo con questa fiancata e la hostess ci dice: “No, questo non potete mica portarlo su!”

“E noi come facciamo?”

La fiancata era così grande che non andava nelle cappelliere. Ci sediamo in prima fila

ed eravamo la prima classe. La hostess: “Per favore dovete spostarvi, non sono i vostri posti, non siete nemmeno in prima classe, dovete spostarvi”

Faber rispose: “No, noi non ci spostiamo”

Il comandante allora disse: “Va bene, io non faccio partire l’aereo, scendete altrimenti l’aereo non parte”.

Alla fine, la fiancata fu caricata nella stiva, non ricordo nemmeno come. E l’aereo è partito da Palermo e siamo arrivati a Genova.


Noi non eravamo l’orchestra che accompagnava il cantante. Eravamo una band unica con Faber il quinto elemento. Lo dicevo sempre: “Noi non siamo una band, noi siamo il Circo Togni”. Perché tutte le sere succedeva qualcosa di divertente. Come la storia che racconto sempre di Siena dove andammo a cena prima del concerto.

Solitamente alla fine del concerto appariva sempre un pallone e noi facevamo partitelle con i tecnici. Quattro o cinque per squadra e Giorgio D’Adamo era giocatore e arbitro. Arbitro dotato di cartellino giallo e rosso, come un vero arbitro. Andiamo sul palco e compare una bottiglia di Petrus Boonekamp, amarissimo che fa benissimo.

Faber aveva ripreso a bere, anche a causa nostra. Finita la cena andiamo sul palco e Faber suonava sempre accavallando la gamba sinistra per appoggiare la chitarra (Ovation, una delle prime chitarre acustiche amplificate). Davanti aveva un leggio con un abat-jour per illuminare i testi. Alla fine di un pezzo, dice: “Devo bere un goccino per schiarire la voce”.

Si inchina verso la bottiglia sulla destra, la sedia perde l’equilibrio, si inclina, e a quel punto cadono lui, tavolino, leggio, abat-jour. D’Adamo si avvicina e estrae il cartellino rosso. Faber fa un inchino ed esce dal palco.

Espluso.

Ecco perché dico che eravamo il Circo Togni.


Abbiamo suonato nei campi sportivi, palasport, anche alla Bussola. A volte arrivavano i contestatori: “La musica è nostra non vogliamo pagare l biglietto”, Il biglietto costava 5000 lire.

In un locale in Calabria tiravano le pietre.

“Tu che fai la storia dell’impiegato fai in modo che ci fanno pagare questi biglietti?” gli urlavano.

Ma ovviamente non era Faber a scegliere il prezzo dei biglietti, ma gli impresari.

Allora il più delle volte Faber diceva: “Aprite le porte e fateli entrare, pago io”

Abbiamo fatto dei festival di Lotta Continua. A Pisa e in altre località.


Rudy Pesenti: Tra gli artisti con cui hai collaborato, chi ti è rimasto più nel cuore?

La tournee più divertente è stata con i New Trolls e la Vanoni nel ‘77, perché mi sono divertito da matti

Ma anche nell’86, non ero più con i New Trolls, ho accompagnato Eros Ramazzotti che quando vinse Sanremo con “Adesso tu”, fece un tour con il manager Piero Cassano e formammo una band di genovesi e esordimmo a Toronto. Pensavamo che non ci fosse nessuno perché era esordiente. E invece c’erano 25000 ragazze tutte le sere e avevamo il palco invaso da pupazzetti lanciati dalle ragazze.

Poi siamo tornati in Italia e abbiamo fatto 70/80 serate, senza dimenticare Zurigo, 15 tappe nella Svizzera tedesca, Vienna, Monaco di Baviera, ogni concerto con Eros era pieno di gente.

E io tutte le volte dicevo ma queste ragazzine impazzite?


Rudy Pesenti: Ma tu la sentivi la pressione o ti galvanizzava tutta questa gente?

Sai il pubblico è una cosa bella perché con il pubblico dialoghi: ti dà una carica incredibile.

Mi è capitato di avere poche persone in sala ma se sei un professionista, il tuo spettacolo lo fai lo stesso perché se sei serio, fai il tuo dovere.

Finito il tour con De André, ho detto adesso faccio vacanza. Incontro Franco Gatti e Angelo Sotgiu dei Ricchi e Poveri, amici e fratelli. Mi chiedono: ”Giorgio, cosa stai facendo?" "Vacanza ho finito ora con Faber e vado a mare!"

"Ma no vieni con noi, abbiamo sciolto il gruppo che ci accompagnava. Dai vieni qui con noi, ci crei tu un gruppo."

Ho detto: "Va bene ragazzi"

Avevo pensato che ormai nel 1976 i Ricchi e Poveri non erano più così in voga e che quindi avremmo fatto poche serate, poca roba...

170 serate subito.

L’anno successivo faccio altre 70 serate e andiamo a Sanremo con Walter Chiari e sempre con i Ricchi e Poveri. 270 serate.

È un lavoro ma per fortuna per me è un hobby e lo farò sempre.


Ivana Ferriol: Giorgio la musica attuale è cambiata tantissimo rispetto a quella degli anni '70

Potete ascoltarla anche voi che differenza.



Ivana Ferriol: Cosa ne pensi dell’autotune?

Eh la tecnologia ti dà una mano grossissima: uno stonato diventa intonato, uno che non sa suonare diventa pazzesco. L’autotune è una bella invenzione per chi non sa cantare. La musica è cambiata, si è adeguata.


Se ascoltate Sanremo, c’è qualcosa di buono ma è cambiato. Non voglio rifarmi ai tempi di Volare o Una lacrima sul viso. Ma lo schema della musica era armonia e melodia. È cambiato tutto, adeguandosi ai tempi alla società che cambia ogni giorno. Abbiamo sempre cose nuove, la tecnologia dà una grossa mano.


Quest’anno ho fatto un singolo, si chiama Anima. Fonico a Trieste, io a Genova. Prima andavi in studio tutto il giorno, costava tanto alle case discografiche. Io a Genova ho cantato e suonato e Maurizio Vercon era a Trieste, ci siamo scambiati i file via email: prima non si poteva fare.


Rudy Pesenti: Una birra insieme, senza la tecnologia dimezzo, sarebbe migliore. Quindi io e Ivana verremo a Genova da te

Volentieri perché la birra virtuale non sa di niente.

Vi aspetto a Genova.


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