L'album Ascoltare gli Alberi di Vasco Brondi, contenente alcune perle musicali davvero meravigliose, tra cui appunto Ascoltare gli alberi, è una raccolta di musiche dal docu-film di Paolo Cognetti intitolato Fiore Mio.
Al suo interno possiamo trovare anche un testo parlato davvero significativo: parla di amicizia, di assenza, di montagna e di cambiamento climatico. Se non l'avete mai ascoltato, vi invito a farlo. Il suo titolo è Tornare a casa e qui di seguito vi lascio il testo integrale.

TONARE A CASA - TESTO ORGINALE
Da quando te ne sei andato, qui a casa è finita anche l’acqua, sai?
La fonte si è prosciugata in inverno, come quel Natale che abbiamo passato coi pentoloni di neve sulla stufa. Ma allora di neve ce n’era tanta a sciogliersi in primavera.
Quest’anno invece non ha nevicato o quasi.
Ho aspettato l’acqua in aprile, quando ormai di notte non gelava più.
L’ho aspettata in maggio, quando quella pochissima neve si è sciolta sulle montagne e per qualche giorno ho visto scorrere i torrentelli del disgelo.
“Adesso arriva”, ho pensato, ma poi nemmeno in giugno ha piovuto e ho cominciato a temere che la fonte sarebbe rimasta asciutta per il resto dell’estate.
Oggi ancora tace.
Ti ricordi quando hai detto che l’acqua era la musica di casa mia?
Così la sera esco in giardino e ascolto il silenzio che c’è quassù mentre vorrei tanto sentire la tua voce.
Ho letto che i tibetani, quando un amico parte per un lungo viaggio, lasciano sul tavolo una tazza di the, una preghiera per il suo ritorno. Ho cominciato a farlo anch’io.
Di mattina vado a camminare, seguo i corsi d’acqua, risalgo i torrenti fin dove diventano sempre più sottili. Trovare la fonte che a volte è solo un rivolo che esce da sotto la roccia, mi commuove come se fossimo in un deserto.
In Tibet ho visto che le sorgenti sono protette da piccole costruzioni… Quattro muretti a secco intorno al punto in cui l’acqua sgorga. Forse solo perché gli animali non la sporchino. Ma poi le persone portano offerte, fiori e diventano dei santuari.
Dovremmo farlo anche noi.
Altro che croci di vetta, sono le sorgenti i luoghi sacri.
Con quell’acqua, riempio la bottiglia e poi a casa la verso nella tazza di legno che ho sul tavolo.
“Torna, ti prego”, mi sembra che dica in silenzio la tazza alla tua fotografia e alla mia fonte inaridita.
Salgo spesso al ghiacciaio del Monte Rosa, una volta ci andavo con spirito d’alpinista, ora di pellegrino.
Sono andato a vederlo che crollava sotto il sole del pomeriggio davanti alla morera del Rifugio Mezzalama: prima vedi il seracco che si stacca, cade, si schianta sulle rocce di sotto. E solo dopo senti il fragore, come di un tuono lontano.
Sono andato ancora più su a vedere i ruscelli che scorrevano sul ghiaccio vivo ad ascoltare l’acqua dentro i crepacci e ho scoperto un lago che prima non c’era sulla via per il Rifugio Lambronecca.
Sai come si chiamano questi laghi che si formano con il ritiro del ghiacciaio? Laghi effimeri. Perché sono appena nati e non si sa quanto dureranno.
Sulla riva del lago il ghiacciaio finiva in una bocca da cui l’acqua sgorgava, era tutto ghiaccio che spariva, ora per ora, giorno per giorno, ghiaccio vecchio di secoli o millenni che ci sta salvando durante la siccità e lo farà fino alla fine.
Benedetto ghiacciaio, santo ghiacciaio, pensavo.
E poi tornavo alla baita e al mio giardino sfiorito.
Ti ricordi la fontana nel tronco di larice, quella dove tenevamo le birre in fresco e immergevamo i piedi dopo le corse sui sentieri?
E il canaletto che mi hai aiutato a scavare, dove ho posato i sassi del fiume Yukon.
E poi la cascatella e lo stagno delle rane.
Che ora è solo una buca nella terra ma un giorno, se Dio vuole, tornerà a riflettere il cielo, i miei pensieri e i volti dei miei amici.
C’eri anche tu, quando in questo giardino piantammo tre betulle e un acero rosso e lo battezzammo ‘giardino del grande nord’.
Tutti ci dicevano che non sarebbero sopravvissuti, ma dev’essere grazie al cambiamento climatico se hanno già superato alcuni inverni.
Supereranno anche questa solitudine e quando l’acqua tornerà, io credo che saranno i primi a sentirla.
A sentirti arrivare.
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