Hayao Miyazaki a 84 anni pubblica una perla di rara bellezza emotiva, di immagini e personaggi che restano dentro anche parecchio dopo aver visto il film. Le opinioni all'uscita sono contrastanti: c'è chi l'ha adorato e c'è chi ha fatto fatica a seguirlo. La mia? Siamo di fronte a un capolavoro.
*ATTENZIONE: SPOILER! LEGGENDO QUESTO ARTICOLO VERRETE A SCOPRIRE LA TRAMA INTERA DEL FILM*
L'ultima fatica del maestro giapponese, come dicevamo, non è di facile interpretazione, soprattutto quando si affronta per la prima volta la visione del film. In questo articolo proveremo a capire che segreti si celano dietro ai vari personaggi e al viaggio di Mahito, protagonista su cui tutta la storia verge.
I VARI RIFERIMENTI BIOGRAFICI DI MIYAZAKI ALL'INIZIO DEL FILM
L'animazione inizia con un grande incendio all'ospedale di Tokyo in cui lavora la madre di Mahito. Il protagonista è stato disegnato con le sembianze dell'illustratore giapponese quando era giovane. Inoltre, nelle prime fasi concitate, si vede immediatamente il padre: anche lui è descritto come era nella realtà, ovvero un impiegato all'interno di una fabbrica che produceva componenti per aerei da guerra. Un altro evento realmente avvenuto è la fuga da Tokyo di Miyazaki con la famiglia, così come sembrerebbe descritto con minuziosità anche il rapporto tra il regista giapponese e la madre, su cui è incentrato l'intero capitolo di cui stiamo parlando.
IL PERSONAGGIO DELL'AIRONE, IL DOLORE CHE LO ACCOMPAGNA
L'airone accompagna il protagonista lungo tutto il corso della storia. A Mahito è morta la madre e come se non bastasse, incontra la sorella della stessa che è incinta di suo padre. Il ragazzo è decisamente scosso da tutto questo susseguirsi di eventi e inizia a essere perseguitato da questo airone che gli chiede continuamente di seguirlo.
Mahito inizialmente cerca di scacciarlo con tutte le sue forze, lo respinge, non vuole accettarlo. A un certo punto però, per non essere più preda di questo uccello, decide di seguirlo per dargli la caccia.
Una volta raggiunto in una foresta oscura, dove in fondo trova una galleria che ricorda molto il tunnel di un altro film di Miyazaki La città incantata, Mahito riesce a colpire finalmente quello che fino ad allora era il suo nemico.
A quel punto appare un vecchio saggio da una balaustra: dice all'airone che da ora in poi dovrà essere la guida del ragazzo.
L'airone rappresenta il dolore del protagonista. Dapprima scacciato come a non volerlo, poi rincorso per sconfiggerlo e infine guida: è questo che fa il dolore nella vita delle persone.
IL PERSONAGGIO DI KIRIKO, LA RAGIONE DELL'ESSERE
Mahito non è solo nell'attraversare il bosco oscuro e ad entrare nel tunnel dove scoverà l'airone: con lui c'è sempre la vecchia Kiriko. L'anziana donna teme per il peggio e cerca in tutti i modi di fermare il ragazzo e di persuaderlo nel non seguire quel percorso: continua a ripetere infatti che quella è una trappola. Mahito lo sa, ma vuole comunque affrontare l'airone. In tutto questo cammino, Kiriko, non lo abbandona mai. E anche quando l'airone porta il protagonista in un altro mondo, la vecchia signora è l'ultima ad arrendersi cercando di tenere con sé Mahito, di non farlo finire nell'altro mondo insieme al suo dolore.
Kiriko rappresenta la ragione, la razionalità di Mahito.
Quando è nell'altra dimensione, Mahito si accorge dopo poco di essere con una ragazza di nome Kiriko, molto più giovane di quella che era con lui nel suo presente: il protagonista vive una nuova ragione, delle nuove convinzioni. Le vecchie convinzioni non ci sono più, ora ce n'è una nuova da seguire.
Bellissima la scena in cui dal mare in tempesta Kiriko rema e vede davanti a sé un'onda enorme ed esclama verso Mahito: "Tieniti forte, l'ultima è la più alta. Oltre sarà tutto più tranquillo."
Quante volte ci è capitato di pensare e ripensare ad un dolore, di viverlo intensamente e di continuare a pensare se avevamo intrapreso la strada giusta o non era migliore magari quella che avevamo lasciato indietro, di voler cedere ad un certo punto? L'ultima onda era la più alta, ma una volta sorpassata, tutto è stato più tranquillo. E tutti noi, prima o poi, ci siamo passati.
I PARROCCHETTI DALLE SEMBIANZE UMANOIDI, I SENSI DI COLPA CHE MANGIANO GLI UOMINI
C'è un motivo se questo pappagallini chiassosi sono disegnati a grandezza umana? Sì, e si capisce bene alla fine del film.
Questo pennuti tentano in tutti i modi di mangiare il protagonista, perché si nutrono degli umani, mentre rapiscono ma non possono mangiare Natsuko (la zia/matrigna di Mahito) in quanto è incinta, è pura, aspetta un bambino. Quando per un attimo il protagonista torna nel suo mondo e si trova circondato dai parrocchetti, suo padre lo vede per qualche istante e urla: "Lasciatelo stare! Lo dovete lasciare stare!"
I parrocchetti rappresentano i sensi di colpa di Mahito per non aver salvato la madre dall'incendio.
Il re dei pappagalli è rappresentativo della vicenda: dapprima è inseguito da Mahito, mentre andando avanti si capovolge la situazione: è il parrocchetto a inseguire, senza più raggiungere, Mahito.
La scena finale è di una bellezza straordinaria: il protagonista torna nel suo mondo e il pappagallo diventa piccolo e gli si appoggia sulla spalla: Mahito avrà sempre con sé durante la sua vita quel senso di colpa, ma è riuscito ad accettarlo, a rimpicciolirlo in modo che non gli faccia mai più male e poterlo quindi portare con sé. Momento di bellezza inequiparabile.
IL VIAGGIO VERSO NATSUKO, IL VIAGGIO VERSO L'ORIGINE DEL SUO DOLORE
"Sei sicuro di voler entrare qui? Una volta entrato, non si torna più indietro"
"Sì, sono sicuro"
Il viaggio porta Mahito verso Natsuko, sua zia che è incinta di suo padre, l'origine del suo dolore. La strada è tortuosa e piena di insidie, con il suo dolore che non lo lascia mai e i sensi di colpa che lo rincorrono a ogni passo. Ma è proprio la madre di Mahito ad accompagnarlo nel suo viaggio di redenzione, di perdono verso Natsuko e verso sé stesso.
Questo viaggio è una metafora di chiunque voglia addentrarsi fino alle viscere di ciò che lo assale e che gli fa male nel profondo: un percorso pieno di ostacoli, ma l'unico vero modo per ritornare a vivere.
L'ANZIANO SAGGIO
"Per oggi il mondo potrà esistere ancora"
"Soltanto per un giorno?"
"Soltanto per oggi"
La conversazione avviene tra il vecchio saggio e Mahito. Ogni giorno, l'anziano saggio deve muovere una costruzione instabile fatta di vari mattoncini e fare in modo che non cada.
Ogni giorno la nostra vita vive di un equilibrio diverso, e in quella frase ci sta tutta la saggezza di Miyazaki: vivere l'equilibrio presente ma sapere che domani tutto potrebbe essere rivoltato in aria. Che domani, ci si potrebbe ritrovare a dover ricominciare tutto da capo, a dover inseguire nuove verità.
Il regista con questo personaggio ha voluto anche rappresentare sé stesso: una persona alla ricerca di un allievo, un suo successore nel lavoro che fa nella vita reale, ma che dice di non aver ancora trovato.
IL FINALE, È TUTTO IN EQUILIBRIO
Mahito lascia per sempre sua madre tornando nel mondo reale da cui è venuto, alla fine di un viaggio alla ricerca delle risposte di cui ha bisogno per continuare a vivere. È lei a dargli la spinta finale verso l'accettazione di tutto ciò che è accaduto, portandolo alla consapevolezza che nulla poteva essere diverso da come realmente è stato.
I suoi sensi di colpa diventano piccoli e sopportabili, tutti festeggiano il suo ritorno e l'airone, il suo dolore che è stato dapprima nemico e poi guida, lo saluta con: "Ciao amico".
Anche il dolore resterà sempre con lui perché non si può rimuovere: ma sarà qualcosa che rende ogni giorno Mahito una persona migliore e più consapevole, più forte e capace di gestire ciò che nella vita più gli ha fatto male.
Insomma, un film denso di significati che posso giudicare soltanto con un commento: un capolavoro assoluto. Ho visto praticamente tutte le animazioni di Miyazaki e questa è sicuramente quella che mi ha colpito di più. Una storia forte, affascinante, piena di riflessioni nascoste. Per chi ama il genere, un film decisamente imperdibile.
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