Una narrazione di cui sono venuto a conoscenza soltanto oggi, ma di grande impatto, molto importante. E come sempre, quando qualcosa ha valore, mi piace condividerlo con voi.
Uno dei koan più famosi in assoluto è quello dell’oca che, ancora uovo, viene sistemata in una bottiglia: l’uovo si rompe, l’oca cresce e il quesito posto dal koan è il seguente: “Come si fa a far uscire l’oca dalla bottiglia, senza rompere la bottiglia e senza uccidere l’oca?”.
Si potrebbe disquisire sul fatto che tagliando il fondo della bottiglia e poi riattaccandolo la bottiglia non sarebbe stata tecnicamente rotta, ma si tratta di un espediente ridicolo. Cercare di risolvere il koan in questa maniera è solo una perdita di tempo e bisogna muoversi in un’altra direzione.
La risposta più famosa data al koan dell’oca scardina completamente il senso logico della domanda ed è: “L'oca è fuori”.
Per anni il monaco Zen si è chiesto come far uscire l’oca dalla bottiglia e la risposta è che l’oca era già fuori.
Se prova a rispondere al koan, concentrandosi sulla sua soluzione, la sua mente razionale non arriverà mai a una risposta soddisfacente e il koan diventerà la sua occupazione principale, la sua si farà ricerca ostinata, e la ricerca della soluzione si trasformerà per lui in una vera e propria fissazione.
La risposta “L’oca è fuori” non è semplicemente un non-sense: servirà a liberare l’uomo dalla sua fissazione e fargli intuire la vera essenza della realtà.
Tutta la vicenda, la domanda e la sua risposta, non è altro che una metafora vivente: mentre si è impegnati a risolvere con la mente i quesiti della mente, la risposta è che questi stessi quesiti non hanno motivo di esistere. La risposta “l’oca è fuori” è un balzo dall’illusione (la costruzione del koan e la concentrazione della mente su di lui) alla realtà (non c’è nessuna oca nella bottiglia: l’oca è già fuori).
Sempre a tal proposito si narra un’altra storia interessante.
L’ufficiale Riko, una volta, chiese al maestro Nansen di fargli luce sull’antico problema dell’oca nella bottiglia: “Se un uomo mette un pulcino d’oca in una bottiglia e lo nutre finché non è cresciuto, come potrà far uscire l’oca senza ucciderla o senza rompere la bottiglia?”. Nansen battè le mani con forza e urlò:
“Riko!”
“Sì maestro?” rispose Riko sobbalzando per la sorpresa.
“Vedi: l’oca è Fuori!” disse Nansen.
Ciò che qui deve far riflettere è la componente non-verbale, la gestualità, contenuta in questo breve racconto: il momento in cui il maestro urla il nome del discepolo e barre la mani ricorda le modalità con cui l’ipnotista sveglia l’ipnotizzato da una trance.
Nansen riporta Riko nel presente, nel qui e ora, nella realtà.
Fuori dalla fissazione del Fori, fuori dall’ipnosi creata dalla sua mente razionale. L’oca è già fuori, non è mai stata dentro.
Nella realtà non esiste nessun problema, è la mente che ha reso vero un problema inesistente per poi cercare inutilmente di risolverlo.
Il Fori inerte a nudo questa verità, costringendoci a sconfiggere la mente razionale per tornare a vivere qui e ora, nella realtà.
Secondo lo Zen, infatti, esiste un altro piano di realtà, inaccessibile alla logica e al linguaggio.
Tratto dal libro “Zen” – Key Book
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