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Immagine del redattoreRudy Pesenti

Le frasi più belle di 'Strappare lungo i bordi', il racconto di una vita, e della mia generazione

Aggiornamento: 8 mar 2022

Inizi a guardare la serie tv Netflix 'Strappare lungo i bordi' con molta leggerezza, con la voglia di staccare un po' dalla routine. E finisci in lacrime al termine dell'ultima puntata, ribaltato da un racconto che parla di una generazione - la mia - che è stata lasciata allo sbando in un mondo che cambiava troppo in fretta. E noi andavamo lenti.

Ecco le più belle frasi della serie di ZeroCalcare, che hanno reso questo fumetto animato celebre in tutto il mondo.


-E' inutile che vivi fuori, se muori dentro


-E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così: che bastava strappare lungo i bordi piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere... Perché c'avevamo diciassette anni e tutto er tempo der mondo.


-E me so' interogato e ho convenuto ch'è vero, che so' io quello difettoso e che nun posso trova' fori quello che me manca dentro.


-Ma 'n te rendi conto de quanto è bello? Che non porti er peso der mondo su 'e spalle, che sei soltanto un filo d'erba in un prato. Nun te senti più leggero?


-Però me ricordo che quer giorno, in effetti, ho pensato che c'era qualcosa de incredibilmente rasserenante nell'esse solo un filo d'erba



-Il controllo sulla propria vita non è un traguardo che uno raggiunge e conserva, da cui non si torna più indietro. È una battaglia continua e ogni centimetro che ti sei guadagnato lo devi difendere tutti i giorni.


-Uno non le dovrebbe mai dì le cose ad alta voce. E' il modo migliore per rompere i giocattoli.


-Chi è felice è complice.


-Per me non è importante che tu ci sia sempre ma devo sapere che quando tu sei con me ci sei davvero. Lo capisci?




-Sei cintura nera de come se schiva la vita



-E me rendo conto che forse tutto questo sgomento nasce da un grande errore de valutazione. Che io pe’ un sacco de tempo ho pensato che se non strappavo più un cazzo, se tenevo tutte le bocce ferme, immobili, almeno non facevo altri danni. Solo che non funziona così, perché se tu tieni lo stesso foglietto de carta in mano pe’ dieci anni, pure se non lo strappi, quello se ciancica. Te sudano ‘e mani, se fracica, ‘o pieghi a forma de ranocchia e er risultato è che dopo dieci anni c’hai comunque ‘na cartaccia da buttà. Pure se hai giocato a fa ‘a statuetta de cera.


-Sei stato bravo. Me lo ripeto cento volte perché me servono pensieri belli a cui aggrappamme.


-Le persone so complesse: hanno lati che non conosci, hanno comportamenti mossi da ragioni intime e insondabili dall’esterno. Noi vediamo solo un pezzetto piccolissimo di quello che c’hanno dentro e fuori. E da soli non spostiamo quasi niente. Siamo fili d’erba, ti ricordi?



-E semo pure stupidi. Perché se impuntamo a fa’ il confronto co le vite degli altri. Che a noi ce sembrano tutte perfettamente ritagliate, impalate, ordinate. E magari so così perfette solo perché noi le vediamo da lontano.


Bambino: “Alice, ma la cicatrice poi passa?”

Alice: “La cicatrice non passa, è come una medaglia che nessuno ti può portare via” Bambino: “Ma perché non passa?”

Alice: “Perché è una cicatrice. Se andava via con l’acqua era un trasferello. È una cosa che fa paura, ma è anche una cosa bella, è la vita”.



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