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Immagine del redattoreRudy Pesenti

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. Se quei 100 passi ti accompagnano tutta la vita.

Aggiornamento: 29 gen 2022

Andare a Palermo significa inevitabilmente scontrarsi con un recente passato che non è tutto rose e fiori. E si può fingere che non esista e che non sia mai esistito, o ci si può buttare la testa dentro fino in fondo, per provare a capirci un po' di più. Ecco perché se siete a Palermo dovete andare a Cinisi, alla Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.


Una strada trafficata ai bordi di Palermo. Non penseresti ci sia qualcosa di speciale tra quelle vie, ma come sempre, le cose migliori si nascondono proprio dove non te lo aspetti. Fa caldo in quel giorno di luglio, parcheggiamo l'auto e ci dirigiamo verso la Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. Alle scuole superiori, anni fa, un nostro grandissimo professore, Gaspare D'Angelo, sempre attento alle tematiche antimafia ci aveva proiettato con i suoi racconti in un mondo che non conoscevamo, ma che con più di un decennio di ritardo, abbiamo deciso di recuperare.


Il film di Marco Tullio Giordana 'I 100 passi' è un capolavoro, e se non l'avete mai visto, affrettatevi a farlo. Così, appena arrivati, vogliamo contare i passi che ci sono dalla vecchia casa di Peppino e Felicia a quella del boss mafioso Tano Badalamenti, reo dell'uccisione del giornalista siciliano. Io non ne conto 100, ne conto 98. Ma tant'è, avrò il passo più lungo di Peppino.


Ci accoglie dapprima un manifesto con scritto 'La mafia uccide, il silenzio pure'. E questo silenzio mafioso fa parte della nostra vita di tutti i giorni: quando ci voltiamo invece di aiutare, quando facciamo finta di non vedere invece di intervenire, quando lasciamo che qualcuno prevarichi sui diritti e sui sentimenti delle altre persone.

E poi appare Giovanni, nella sua grandezza. Giovanni, per chi non lo conoscesse, è il fratello minore di Peppino. Ci guida entusiasta lungo la casa, e ci racconta la storia di ciò che è stato come se fosse la prima volta che la racconta, anche se l'avrà fatto almeno un milione di volte. Con una lucidità e una voglia di tramandare ciò per cui la sua famiglia ha sempre combattuto, che non puoi fare altro che starlo ad ascoltare, sperando che il tempo non passi mai.


E invece il tempo passa, come sempre, inesorabile. Ma quello che resta sono le idee, quelle non se ne andranno mai. Sono le idee di Peppino che non si è mai arreso a una vita accomodante verso la mafia di quegli anni. L'ha combattuta, e morendo tutti inizialmente andarono a credere che avesse perso. E invece no, aveva vinto lui.

Perché le sue idee sono ancora tra di noi, perché migliaia di persone si sono ispirate a lui e non hanno mai piegato la schiena, non hanno mai abbassato lo sguardo, non hanno lasciato che qualcuno potesse fare patti con la propria giustizia morale.


E se c'è una cosa che tutti quanti dobbiamo ricordare, è che la mafia non è soltanto bombe e gente uccisa per strada. La mafia decidiamo noi se farla vivere o farla morire, ogni giorno. In ogni nostra scelta. Nel decidere se voltarci e fare finta di niente, o se combattere per dare valore a ciò in cui crediamo. In ogni piccolo gesto, nel fare la spesa, in ciò che guardiamo, nelle persone che rendiamo immortali idolatrandole. Perciò facciamocela quella domanda, ogni volta che dobbiamo scegliere qualcosa: sto facendo la mia parte?


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