Quando ho bisogno di staccare da tutto, scappo a Napoli e lascio che le strade del centro storico mi avvolgano. Cammino fino a Via Partenope. Mi piace fermarmi davanti al mare e ricaricarmi con la sua forza.
Stai pensando anche tu di trascorrere una giornata a Napoli ma non sai cosa fare?
Da napoletana, cercherò di guidarti verso quella che è la mia giornata tipica in questa città che amo tanto.
Continua a leggere se vuoi saperne di più.
Sei arrivato all’Aeroporto di Capodichino e non sai come raggiungere il Centro?
Beh, devi sapere che dista poco più di 5 chilometri dalla stazione centrale, potrai raggiungerla prendendo l’Alibus che parte ogni 15 minuti.
La mia giornata tipica prevede di camminare tanto, quindi direi di cominciare subito con una carica di zuccheri.
Hai due opzioni:
1) assaggiare una gigantesca “graffa”(una sorta di ciambelle fritte ricoperte di zucchero) dello Chalet di Ciro che si trova verso il binario 23 all’interno della stazione.
2) assaggiare le sfogliatelle da Attanasio. Ti basterà uscire dalla stazione, attraversare la piazza e girare in una stradina dove ad angolo c’è il Mc Donald’s.
(Poi mi dirai se preferisci la sfogliatella riccia o frolla!)
Ora hai abbastanza energie e puoi iniziare il tour!
Prosegui dritto su Corso Umberto che i napoletani chiamano “O’Rettifilo”. Una volta arrivato a piazza Nicola Amore, gira a destra, (via Duomo), una strada in salita che si interseca con Spaccanapoli.
Si tratta del decumano inferiore risalente all’epoca romana, una delle tre strade principali che attraversavano, in tutta la loro lunghezza, l'antica Neapolis. É chiamata "Spaccanapoli" in quanto divide nettamente in due la città antica tra il nord e il sud. Qui troverai tante botteghe dove respirare l’antico spirito della città.
Tra i posti imperdibili, ricordiamo l’ospedale delle bambole.
Si tratta di una bottega nata a fine 800 che apparteneva allo scenografo Luigi Grassi. Un giorno una mamma gli chiese di riparare una bambola per sua figlia e presto si sparse la voce, così sempre più donne chiedevano di riparare giocattoli. Una persona del popolo, passando esclamò:
“Me pare proprio ‘o spitale de’ bambule” (Mi sembra proprio l’ospedale delle bambole).
Non ci pensò due volte: Luigi prese una tavoletta di legno, un pennarello rosso, una croce come quella degli ospedali veri… Ospedale delle Bambole.
Ma il centro storico è famoso in tutto il mondo per San Gregorio Armeno, la strada dei presepi. Qui tanti artigiani creano pastori tradizionali fatti rigorosamente a mano, ispirati anche ai personaggi del momento.
Se hai voglia di un caffè, fermati a Piazza San Domenico Maggiore, nella pasticceria storica di Scaturchio, qui ti verrà servito un ottimo caffè e potrai scegliere di gustarlo insieme al Ministeriale, un dolce al cioccolato dalla ricetta segreta che solo qui potrai trovare.
Lungo la strada troverai tanti posti dove mangiare.
Eh sì! Tornerai a casa con tanti ricordi ma anche con tanti chili in più!
Cuoppi, babà, pizza a portafoglio, pastiere, casatielli o taralli strutto e mandorle, accompagnati da una fresca birra.
Ma direi che una pizza nella storica pizzeria di Michele è tassativa.
È qui che hanno girato il film “Mangia prega ama”.
Un giorno mentre camminavano a passo svelto per raggiungere la facoltà di Sociologia, notai una folla che circondava la pizzeria. C’era lei: Julia Roberts.
Ma capita spesso di incrociare attori o cantanti celebri in questo posto, definito il tempio sacro della pizza. Ti consiglio di arrivare presto e prendere subito un numero. L’attesa può essere lunga ma ne vale la pena.
Dopo aver mangiato la pizza, ritorniamo a Spaccanapoli per visitare il Monastero di Santa Chiara, chiesa gotica che lascia senza fiato. Noterai i disegni del pavimento, ideato da Ferdinando Fuga. Mentre il tetto è in contrasto con tutta l’architettura interna ed esterna. Questo perché crollò durante la Seconda Guerra Mondiale e fu ricostruito nel dopoguerra. Proseguendo lungo la strada ti troverai a Piazza del Gesù ma ti consiglio di girare a destra, a via San Sebastiano, conosciuta come la via della musica e capirete subito perché: sono raggruppati qui tutti i negozi di strumenti musicali. Lungo la strada arriverai a Port’Alba, una delle antiche porte della città, famosa per una leggenda romantica e tragica.
Si narra, infatti, di una donna chiamata Maria La rossa per la folta chioma rossa e viveva all’interno delle mura. Maria era innamorata di Michele, un conciatore di pelli che però viveva al di fuori delle mura. Quando le porte furono aperte, i due finalmente potevano abbracciarsi per la prima volta. Ma i due non riuscirono a venirsi incontro come se una forza oscura li ostacolasse. Maria, dal dolore, dimagrì così tanto che iniziarono tutti a dire che era una strega e, per questo, fu appesa in una gabbia sotto l’arco e lasciata a morire di stenti.
Oggi resta solo l’incavo nella pietra e un’ombra che, secondo le voci, da allora continua ad aggirarsi di notte tra le librerie e le botteghe.
Ancora oggi, Port’alba è ricca di librerie, il posto giusto per comprare vecchi libri a buon prezzo.
La passeggiata può proseguire per Via Toledo, una strada amata dai napoletani che a fine 800 fu ribattezzata via Roma, in onore della Nuova Capitale, nome che rimase fino al 1980 quando finalmente riottenne il suo nome tanto amato dai napoletani.
Via Toledo è la strada dello shopping, delle passeggiate domenicali, dove tante persone quando finiscono di lavorare vengono qui per un caffè o una passeggiata tra amici. Noterai tanti vicoletti che si ramificano sul lato destro. Si tratta dei quartieri spagnoli, chiamati cosi perché nel XVI secolo alloggiavano le truppe spagnole. In una di queste strade si raggiunge la piazza dedicata a Maradona, una sorta di santuario a cielo aperto tutto colorato di azzurro, dove decine e decine di persone si radunano in ricordo del Calciatore.
Via Toledo termina a Piazza Plebiscito, dove si trova la maestosa galleria Umberto I. All’interno si trova Il salotto Margherita, lo storico Cafè-chantant (da qui il termine Sciantose che qui si esibivano) ispirato al Moulin Rouge e per più di vent'anni fu la sede principale dello svago notturno dei napoletani, accogliendo personalità come: Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Gabriele D'Annunzio ecc.
Qui si trova anche il Teatro San Carlo, di cui vorrei ricordare le parole di Stendhal:
Non c'è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la pallida idea.
Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita.
Eccoci arrivati a piazza Plebiscito con i suoi 25000 mq. A dominare la piazza, ci sono da un lato la Basilica intitolata a San Francesco da Paola e di fronte l'imponente Palazzo Reale. A metà strada spiccano le due statue equestri di Carlo III di Borbone e di Ferdinando I.
è facile incontrare napoletani che tentano di attraversare la piazza con gli occhi bendati.
Si tratta di un antico gioco.
L'impresa vuole che una persona bendata riesca a percorrere i 170 metri che intercorrono tra il Palazzo Reale e le statue equestri. Vince chi riesce a passare tra i due cavalli. Secondo la leggenda, nessuno ci è mai riuscito a causa della maledizione di regina Margherita.
Si racconta infatti che la sovrana promettesse la libertà ai suoi prigionieri solo se fossero riusciti in questa impresa. Esiste però una spiegazione più scientifica: la superficie della piazza è ampia e sconnessa e ciò rende quasi impossibile la riuscita del gioco.
Tu ci sei riuscito? Mi dirai!
Ma, intanto, direi che è arrivata l’ora di un altro caffè, le scelte sono due:
1) Gambrinus, storico caffè, in voga durante la Belle époque, dove si poteva assistere al Cafe chantant. Il nome è ispirato al leggendario re che avrebbe inventato la birra. Caduto in rovina durante il fascismo, il Gambrinus, da qualche anno è tornato a splendere. Anche se non vuoi prendere un caffè, ti consiglio di entrare per ammirare gli interni in stile beaux-arts.
2) Caffè del professore, qui la specialità è il caffè alla nocciola
Ora è il momento di raggiungere il lungomare. Le opzioni sono due:
1) proseguire per Santa Lucia
2) i vicoletti di Santa Chiara.
Preferisco Via Chiaia. Il nome deriva da Plaga, che significa spiaggia (e continuando a leggere, ne capirai il motivo). A fine 800 era la strada delle botteghe di lusso, ricca di palazzi nobiliari ed eleganti botteghe, passeggiando noterai un ponte risalente al 1636, inglobato in un impianto ad arco di trionfo che all’epoca univa le colline di San Carlo e Pizzofalcone. Oggi vi è un ascensore che collega la strada a Monte di Dio.
Sicuramente per strada non avrai resistito a babà, sfogliatelle, pizze e avrai bisogno di digerire. Tassativo fermarsi da un acquafrescaio: un chiosco folkloristico, straripante di agrumi dove potrai bere una curiosa bevanda dissetante: limonata a cosce aperte. Il nome fa un po’ ridere ma si riferisce alla posizione che bisogna assumere perché il bicchiere colmo fino all'orlo non si rovesci sui pantaloni. Si tratta di una limonata digestiva che con l’aggiunta di mezzo cucchiaino di bicarbonato, reagisce fuoriuscendo dal bicchiere. Va bevuta rapidamente e non dimenticare di divaricare le gambe.
Qui potrai fare una piccola deviazione per via Filangieri. Ne vale la pena, per visitare Palazzo Mannajuolo o meglio solo la sua scala.
Non è una scala come le altre, si tratta di un’opera d’arte ellissoidale, in marmo a sbalzo e con balaustra in ferro battuto, diventata l’icona del film “Napoli Velata” di Ferzan Ozpetek.
Attraversando Piazza dei Martiri, arriverai finalmente a Via Partenope. Qui il panorama sul mare ti farà innamorare letteralmente della città. Pochi sanno che il lungomare di Napoli è il risultato di quella che fu definita “La colmata”: sul finire del 1800 la spiaggia di Chiaja fu cancellata e sostituita dall’asfalto e dal cemento. Lo scopo era quello di avanzare il lungomare di Santa Lucia, per ampliare la zona residenziale e la villa comunale.
Prova a salire sulle terrazze del Castel dell’Ovo per ammirare un panorama mozzafiato a 360 gradi su Napoli.
Alle sue spalle si trova il Borgo Marinari, dove un tempo vivevano i pescatori, oggi si trovano tanti ristoranti molto amati dai turisti. È il mio posto preferito per gli aperitivi.
Proseguendo a piedi, fino a raggiungere Rotonda Diaz, scendi le scale. Da questo punto, il Vesuvio sembra abbracciare, come una mamma, il mare. È solito vedere tanti ragazzi seduti sul molo con le gambe a penzoloni. Ci sono tanti pescatori e se hai voglia di fare un breve giro in barca, non esitare a chiederlo: per pochi euro, ti faranno circumnavigare il Castello.
La mia giornata tipica a Napoli finisce qua e devo riportarti alla stazione. Il mio consiglio è di risalire via Santa Lucia e prendere il bus R2, di fronte al Teatro San Carlo. Ti porterà direttamente alla Stazione Centrale.
Ma ci sono ancora tante cose che vorrei farti vedere: Cappella di San Severo, tour in zattera nella galleria borbonica, Napoli sotterranea, San Martino, Posillipo, Marechiaro ecc.
Insomma, devi proprio tornare nella mia città, nel prossimo articolo ti dirò cos’altro vedere.
Alla prossima!
P.s.: se volete approfondire le storie di Napoli, da quelle più conosciute a quelle meno note, vi lascio il libricino Napoli è mille storie: 5 euro di spesa per delle chicche davvero curiose sulla città partenopea. Eccolo:
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