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Le 10 migliori poesie italiane e mondiali contro la guerra

  • Immagine del redattore: Ivana Ferriol
    Ivana Ferriol
  • 15 apr
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 16 apr

Sii poesia se intorno non vedi bellezza.

Allora, Sii tu poesia per illuminare il buio di questo mondo.

Non credere che non ci sia forza nella delicatezza.

E che le parole non possano far crollare muri di odio.

Continua fermamente a credere nella bellezza delle parole e che il mondo può diventare come lo sogniamo.

Ecco a te una lista delle dieci migliori poesie contro la guerra.

poesie contro la guerra

Promemoria - Gianni Rodari

Pedagogista e scrittore, Gianni Rodari dice “no alla guerra” con questa poesia che è promotrice di speranza.

Il messaggio è quello di avere un mondo dove ogni bambino possa vivere senza la paura delle bombe e dei carrarmati. E proprio i bambini rappresentano i portavoce del suo prezioso messaggio, perché l’infanzia è sinonimo di innocenza e pace. Si richiama alla partecipazione, vista come un grande girotondo.


Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,

preparare la tavola,

a mezzogiorno.

Ci sono cose da far di notte:

chiudere gli occhi, dormire,

avere sogni da sognare,

orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,

né di giorno né di notte,

né per mare né per terra:

per esempio, la guerra.

Considero Valore - Erri De Luca

Questa poesia è una celebrazione per la "vita indegna", quella che custodisce l'imperfezione che non risparmia le sconfitte. La vita non è fatta solo di sorrisi, ma comprende anche il dolore. Il significato di questo testo è che ogni vita è preziosa e la guerra è tutto ciò che di contrario c'è alla vita.


Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,

la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi

vale ancora poco.

 

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere

in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,

provare gratitudine senza ricordarsi di che.

Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome

del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,

la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Ninna nanna della guerra - Trilussa

In questa ninna nanna apparentemente tenera, Trilussa dipinge un quadro inquietante delle sofferenze umane causate dalla guerra. La forza di questa poesia si ha nel contrasto tra la dolcezza di una ninna nanna e la crudezza della realtà in cui è immersa un’infanzia innocente, vittima di un mondo crudele segnato dai bombardamenti.


Ninna nanna, nanna ninna,

er pupetto vò la zinna:

dormi, dormi, cocco bello,

sennò chiamo Farfarello

Farfarello e Gujermone

che se mette a pecorone,

Gujermone e Ceccopeppe

che se regge co le zeppe,

co le zeppe d’un impero

mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno

ché se dormi nun vedrai

tante infamie e tanti guai

che succedeno ner monno

fra le spade e li fucili

de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti

li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna

per un matto che commanna;

che se scanna e che s’ammazza

a vantaggio de la razza

o a vantaggio d’una fede

per un Dio che nun se vede,

ma che serve da riparo

ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini

che c’insanguina la terra

sa benone che la guerra

è un gran giro de quatrini

che prepara le risorse

pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,

finché dura sto macello:

fa la ninna, chè domani

rivedremo li sovrani

che se scambieno la stima

boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti

nun se fanno comprimenti:

torneranno più cordiali

li rapporti personali.

E riuniti fra de loro

senza l’ombra d’un rimorso,

ce faranno un ber discorso

su la Pace e sul Lavoro

pe quer popolo cojone

risparmiato dar cannone!

Ecco gli elmi dei vinti - Bertolt Brecht

Questa poesia si riferisce alle conseguenze della guerra sulla popolazione civile. I suoi versi che sanno di semplicità rappresentano una realtà triste e nota da secoli, dove l’uomo non riesce a fare a meno di usare violenza per raggiungere i propri obiettivi.


Ecco gli elmi dei vinti, abbandonati

in piedi, di traverso e capovolti.

E il giorno amaro in cui voi siete stati

vinti non è quando ve li hanno tolti,

ma fu quel primo giorno in cui ve li

siete infilati senza altri commenti,

quando vi siete messi sull’attenti

e avete cominciato a dire sì.


Bambini giocano alla guerra - Bertolt Brecht

Bertolt Brecht parla di tutti quei bambini che, immersi in luoghi di guerra, si abituano a concepire la vita come “lotta alla sopravvivenza”. E così anche un giocattolo, può diventare una scusa per combattere.


I bambini giocano alla guerra.

È raro che giochino alla pace

perché gli adulti

da sempre fanno la guerra,

tu fai “pum” e ridi;

il soldato spara

e un altro uomo

non ride più.

È la guerra.

C’è un altro gioco

da inventare:

far sorridere il mondo,

non farlo piangere.

Pace vuol dire

che non a tutti piace

lo stesso gioco,

che i tuoi giocattoli

piacciono anche

agli altri bimbi

che spesso non ne hanno,

perché ne hai troppi tu;

che i disegni degli altri bambini

non sono dei pasticci;

che la tua mamma

non è solo tutta tua;

che tutti i bambini

sono tuoi amici.

E pace è ancora

non avere fame

non avere freddo

non avere paura.

Shemà - Primo Levi

Shemà significa pace e questa forse è la poesia più conosciuta al mondo sulla guerra, ma che parla anche dell’atrocità del genocidio degli ebrei e dovrebbe ricordarci anche ciò che accade oggi in alcune parti del mondo. Ma finché ci sarà un popolo che subisce ingiustamente violenza, ci saranno sempre generazioni future pronte a vendicarsi dei loro padri. Ecco perché abbiamo bisogno di persone che mettano un freno al desiderio di vendetta, per fermare questo circolo infinito.


Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via,

coricandovi alzandovi;

ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi

Soldati - Giuseppe Ungaretti

Una delle poesie più famose di Ungaretti, proprio perché in poche parole riesce a far venire i brividi, dando la reale idea di come si possa sentire un soldato al fronte.  Ungaretti riesce a tradurre in parole l’indicibile. E proprio nelle trincee la scrittura e la poesia diventano una via di fuga da una realtà atroce.


Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie

Marcia notturna - Umberto Saba

Una poesia contro la guerra che denuncia gli orrori del conflitto attraverso la descrizione di elementi naturali. La poesia è ambientata a Salerno durante la prima guerra mondiale e riflette l’umore dei soldati che hanno paura di combattere.


Con le lanterne del tempo di guerra

si procede, e la luna ha un tenue velo,

tutte le chiare stelle ardono in cielo.

Oh, spegnete quei lumi, uomini, in terra!

Presso, nel mare, quell’argenteo gelo

trema, e ci segue. Ebbri di sonno, stanchi

di querelarsi e di cantare, i fanti

tornano sotto un luminoso cielo,

lungo il golfo che a me ricorda quello

dove nacqui, che a notte ha il tuo sorriso

malinconico, l’aria del tuo viso.

Così che intorno io mi ritrovi il bello

lasciato quando qui venni a marciare,

e i sonni dell’infanzia a ritrovare.

Prendi un sorriso - Mahatma Gandhi

Gandhi è stato un leader politico che ha fondato la non-violenza, un metodo di lotta che rifiuta ogni tipo di violenza.

"Vuoi cambiare il mondo? Guardati dentro", diceva Gandhi.

Questa poesia esorta a vivere una vita autentica, fatta di amore e bontà.


Prendi un sorriso

regalalo a chi non l’ha mai avuto

Prendi un raggio di sole

fallo volare là dove regna la notte

Scopri una sorgente

fa bagnare chi vive nel fango

Prendi una lacrima

posala sul volto di chi non ha mai pianto

Prendi il coraggio

mettilo nell’animo di chi non sa lottare

Scopri la vita

raccontala a chi non sa capirla

Prendi la speranza

e vivi nella sua luce

Prendi la bontà

e donala a chi non sa donare

Scopri l’amore

e fallo conoscere al mondo

Preghiera sulla pace - Madre Teresa di Calcutta

Esprime il desiderio di essere un tramite dell'amore e del perdono in un mondo segnato da odio, offesa e discordia.

Madre Teresa di Calcutta ha dedicato la sua vita all'aiuto dei più poveri e, per questo, nel 1979 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Questa preghiera ci invita a essere strumento di pace di Dio e allenarsi a perdonare e a ricercare sempre unione, lì dove c’è discordia.


O Signore,

c’è una guerra

e io non possiedo parole.

Tutto quello che posso fare

è usare le parole

di Francesco d’Assisi.

E mentre prego

questa antica preghiera

io so che, ancora una volta,

tu trasformerai la guerra in pace

e l’odio in amore.

Dacci la pace,

o Signore,

e fa che le armi siano inutili

In questo mondo meraviglioso amen


Se viene la guerra - Dario Bellezza

La guerra è un evento che stravolge le vite e sconvolge le città, per questo va sempre evitata e bisogna sempre aspirare alla pace al di là dei contrasti. E il popolo dovrebbe imparare a scovare la verità, dietro le bugie dei vinti e dei vincitori.


Se viene la guerra

non partirò soldato.

Ma di nuovo gli usati treni

porteranno i giovani soldati

lontano a morire dalle madri.

Se viene la guerra

non partirò soldato.

Sarò traditore

della vana patria.

 

Mi farò fucilare

come disertore.

Mia nonna da ragazzino

mi raccontava:

“Tu non eri ancora nato. Tua madre

ti aspettava. Io già pensavo

dentro il rifugio osceno

ma caldo di tanti corpi, gli uni

agli altri stretti, come tanti

apparenti fratelli, alle favole

che avrebbero portato il sonno

a te, che, Dio non voglia!

non veda più guerre”

Se vuoi altre informazioni, scrivimi a info@ilrespirodellestelle.com

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Scrittore, viaggiatore, sognatore. 

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