Il pensiero del mese di ottobre, a cura di Ernesto Erre

“L’amore è un’illusione preziosa, capace di ingannarci più di quanto possiamo immaginare.”
A volte incontriamo qualcuno che sembra colmare tutti i nostri vuoti, e ci immergiamo in una connessione che ci fa sentire completi. All'inizio tutto sembra perfetto: ci sentiamo finalmente visti e compresi come mai prima d'ora. Ma col tempo, quella luce che inizialmente ci aveva dato sicurezza comincia a offuscare la realtà. Lentamente ci accorgiamo che ciò che ci faceva sentire liberi inizia a stringerci, e solo allora capiamo quanto sia sottile la linea tra sentirci completi e perderci.
Spesso tendiamo a credere di aver trovato la nostra "metà", qualcuno capace di colmare ogni vuoto. La sua forza, sicurezza e presenza ci danno l’impressione di essere la soluzione a tutto ciò che ci mancava. Tuttavia, quella stessa connessione che inizialmente portava energia e vitalità può diventare opprimente. Sentiamo il cambiamento, ma continuiamo a sperare che sia solo una fase passeggera. Pensiamo che, con pazienza e dedizione, potremo aiutare l’altra persona a superare i propri tormenti, spesso ignorando i nostri bisogni.
Ci illudiamo che il nostro affetto possa bastare a risolvere le difficoltà dell’altro, che l’amore sia sufficiente per salvarci entrambi. Eppure, ciò che nasce come un gesto d’amore rischia di trasformarsi in una prigione.
I segnali iniziali sono sottili: domande insistenti, accenni di gelosia o momenti di tensione che si dissolvono con una risata. È facile convincerci che sia normale, che ogni relazione abbia le sue sfide, e iniziamo a giustificare tutto. Ma col passare del tempo, queste piccole crepe si allargano e l’atmosfera diventa sempre più pesante. Ci sentiamo osservati, controllati, e ogni parola diventa motivo di discussione. Iniziamo a camminare su un filo, cercando di non fare il passo falso che potrebbe farci cadere nel vuoto. E senza accorgercene, restiamo intrappolati in quella relazione che pensavamo fosse la risposta a tutto.
Restare sembra la scelta giusta. Ci convinciamo di dover proteggere l’altro da sé stesso, temendo che senza di noi possa crollare. Ma il prezzo che paghiamo è alto: dimentichiamo i nostri desideri e le nostre necessità, per non ferire chi amiamo. Ci carichiamo di un peso che non ci appartiene, convinti che sia nostro dovere sostenerlo.
Poi, un giorno, qualcosa si rompe. Potrebbe essere una scoperta, una frase fuori posto o semplicemente la consapevolezza di aver smesso di respirare liberamente. Ci rendiamo conto che, nonostante i gesti d’amore e le promesse, siamo intrappolati in una dinamica sempre più intensa e dolorosa. La nostra lotta sembra inutile, e realizziamo che gran parte di ciò per cui abbiamo combattuto era solo un’illusione. Anche in quel momento di chiarezza, ci sentiamo risucchiati in un vortice da cui non riusciamo a uscire.

Riconoscere di essere stati manipolati è devastante, ma accettare che anche noi abbiamo contribuito a quella dinamica è ancora più difficile. Non perché lo volessimo, ma perché, nel tentativo di aiutare l’altro, abbiamo alimentato certe azioni. C’è un attaccamento profondo, difficile da spezzare. Anche quando sappiamo che dovremmo andarcene, una parte di noi spera ancora in un cambiamento, desidera credere che tutto possa migliorare. È come essere intrappolati in una spirale: il dolore diventa familiare e non riusciamo a immaginare la vita senza di esso.
Poi arriva il momento in cui realizziamo che non possiamo continuare così. Non si tratta più di scegliere se restare o andare; è una questione di sopravvivenza. Capiamo che rimanere in quella relazione significa perdere noi stessi completamente. E così facciamo il passo più difficile: ci allontaniamo.
Ogni fibra di noi desidera tornare indietro, spera che tutto possa cambiare, ma nel profondo sappiamo che non è possibile. Eppure, ci ricadiamo.
La consapevolezza arriva quando realizziamo che non possiamo essere il rifugio di qualcun altro se non sappiamo proteggere il nostro cuore. L’amore, quando avvolto dalla paura e dal controllo, diventa qualcosa che spezza entrambi.
Abbiamo la responsabilità di riconoscere quando è il momento di smettere di lottare, di lasciar andare, di chiedere aiuto. Non c'è vergogna nel cercare supporto, nel riconoscere i nostri limiti.
“L’illusione più grande è pensare di poter salvare chi non è pronto a essere salvato”.
La lezione più importante che ho appreso è che, per affrontare relazioni problematiche, dobbiamo liberarci dall'idea di essere indispensabili. Non possiamo essere i salvatori. Dobbiamo concedere all’altro lo spazio per affrontare i propri conflitti, mentre ci prendiamo cura dei nostri. Non siamo invincibili, ed esiste un limite tra un gesto di generosità genuina e il desiderio di colmare i nostri vuoti esistenziali con atti di empatia ossessiva.
È fondamentale riconoscere i segnali di allerta in situazioni difficili, sia per proteggere noi stessi che coloro che ci sono vicini. I comportamenti che creano sofferenza non devono essere ignorati, e ascoltare l’istinto può prevenire conseguenze dolorose. Rivolgersi a professionisti qualificati, come terapeuti o consulenti, è un passo saggio verso il benessere personale. Riconoscere quando è necessario chiedere supporto è cruciale per interrompere dinamiche che potrebbero diventare dannose, offrendo così un percorso di guarigione e crescita, sia per noi stessi che per chi amiamo.
Amore e Psiche, di Ernesto Erre.
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Se vuoi scoprire di più sul mondo dello scrittore Ernesto Erre, rivedi la prima puntata di 'C'è vita anche il lunedì'
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