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Il ciclo della natura - di Marco Motta

Il pensiero del mese di aprile, a cura di Marco Motta


Il mare impetuoso al tramonto

Quanti aspetti della nostra vita sono legate alla ciclicità? Negli anni ho iniziato ad associare con maggior semplicità ciò che vivo ad un processo ciclico. Penso alle relazioni sociali, sia di amicizia, sentimentali o professionali, tutte quante se ci pensiamo bene, seguono un ciclo. Iniziano, in alcuni casi con propositi importanti che ci danno una forte carica di energia, raggiungono un apice emotivo o di utilità, poi scemano, fino a raggiungere un livello di normalità o, in alcuni casi, a scomparire. Anche la semplice discussione con un amico, partendo dalla normalità di uno scambio di idee, può sfociare in confronto più importante, più forte, per poi scemare istantaneamente oppure assopire il rapporto per qualche periodo per poi riprenderlo in un tempo futuro. Qualche rapporto rinasce, altri no, altri rimangono ciò che devono essere senza un’evoluzione.

Ho iniziato a notare tutto questo anni fa quando ho volutamente posto più attenzione alle cose che mi circondavano, ai rapporti, alle persone che incontravo. Una spinta a questa introspezione è data anche da alcuni forti avvenimenti che ho vissuto, come capita ad ognuno di noi. Sono poi riuscito ad aprirmi maggiormente alle sensazioni e a dare più importanza all’empatia con tutto quanto mi circonda. Così ho iniziato a notare proprio questa ciclicità nei rapporti, nel lavoro e in quasi tutto quello che mi circonda.


Tuttavia, ciò che mi ha aperto gli occhi (forse sarebbe meglio scrivere aperto dei canali ricettivi della mia anima) è stato il contatto con la natura attraverso la semplicità di fermarmi davanti alla finestra della mia sala e guardare l’evoluzione della natura attraverso le stagioni.

Fermarsi.

Tempo fa la versione di Marco di allora non si sarebbe fermata, perché preso da decine di questioni lavorative, personali e dalla necessità di riempire il proprio tempo.

Per quale motivo?

Ci sono momenti della vita di ognuno di noi durante i quali perdiamo la nostra bussola, o facciamo finta di non vederla, e veniamo trascinati dalla bussola di altri, dal lavoro, dalla società. Può essere pesante, energicamente sfiancante ma da un certo punto di vista è più semplice. Sono arrivato a questa consapevolezza dopo tanto tempo. Era più semplice perché a quei tempi seguivo le istruzioni di navigazione di qualcun altro. Istruzioni che ero convinto fossero create da me e per me. In realtà, erano di qualcun altro o di qualcos’altro. Semplici da seguire perché erano diventate la normalità e mi toglievano la difficoltà di capire realmente quali fossero i miei obiettivi e ciò che volevo.


Ecco perché sono arrivato al momento di prendermi un buon caffè e fermarmi a guardare attraverso il vetro lo scorrere della ciclicità della natura. Certi concetti si possono apprendere solo quando si è pronti a farli propri.


natura

Un’ovvietà può passare davanti ai nostri occhi all’infinito ma se non siamo noi a volerla vedere, beh non diventerà mai reale ai nostri occhi. Ho Iniziato così ad avere consapevolezza della natura riprendersi dall’inverno: boccioli che nascevano e prendevano colori di vita, e fili d’erba che spuntavano dal terreno ancora marrone. La primavera iniziava a farsi strada e a far rinascere il mondo naturale nel quale viviamo. Il ciclo continuava fino a raggiungere il massimo splendore durante l’estate dove il sole è alto nel cielo, il caldo si fa sentire, la natura è rigogliosa ma inizia a dare i primi segni di sofferenza. Così inizia il momento dell’autunno durante il quale tutto inizia a prepararsi al riposo meritato, dopo avere emozionato attraverso una luce che carica di voglia di fare, di colori sgargianti e di energia vitale. Ad un tratto arriva il periodo in cui il buio accompagna sempre di più le nostre giornate. I colori svaniscono e, spesso, anche gli umori ne risentono. L’inverno spesso rappresenta il periodo dell’anno più negativo ma io ho imparato a vederlo come un passaggio fondamentale per prepararsi a rinascere in primavera. E’ una tappa fondamentale per camminare nuovamente verso qualcosa di nuovo o, semplicemente, con una nuova consapevolezza di noi stessi per proseguire sul nostro sentiero.


Ognuno di noi senza i propri inverni, le proprie cadute non sarebbe riuscito a trovare le energie nascoste per riprendersi e vivere una nuova primavera. Tutto è ciclico come la natura. Se ci fermiamo a pensare, questo stesso ciclo è presente in quasi tutti gli aspetti della nostra vita. Una cosa fondamentale da capire è che questi cicli iniziano, raggiungono il proprio apice, scendono per raggiungere il momento più buio, poi iniziano di nuovo. Tutto è ciclico in natura e anche noi ne facciamo parte.


La ciclicità della Natura è una base fondamentale della vita delle druide nel mondo in cui è ambientato il mio romanzo “Le Foglie del Destino”. Una druida studia per venti cicli dorati (circa vent’anni), isolata dal mondo esterno in un ciclo druidico. Lì impara cosa vuol dire essere una druida, a studiare la magia della natura e capire la filosofia di protettrice della natura. In questo periodo una druida, vive solo con le proprie consorelle. Vive in una sorta di inverno, preparandosi ad affrontare la propria vita.

Tutto ad un tratto, al compimento dei venti cicli dorati, la giovane druida esce nel mondo reale alla ricerca della propria Via. Traducendo nel nostro linguaggio, alla ricerca del proprio scopo. Inizia così il cammino della stagione della primavera. Anche una semplice druida andrà incontro a delle battute d’arresto in questa ricerca e sarà lei a decidere se rimanere nella stagione invernale o fare un profondo respiro e compiere dei passi verso una nuova primavera. La scelta è in mano ad ognuno di noi se far durare le nostre primavere per un breve periodo e se allungare troppo gli inverni.


Tu sei pronto a prenderti le tue primavere?



Per recuperare la live di C'è vita anche il lunedì con Marco Motta:



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